– di Gianluca Montinaro

Ha un doppio obiettivo Nadia Zenato: produrre un ‘grande’ vino bianco e un ‘grande’ vino rosso dalle vigne che circondano la tenuta La Sansonina, nei pressi di Peschiera del Garda (Vr). Un obiettivo che condivide con la madre – Carla Prospero – la quale, a metà degli anni Novanta, acquista questa proprietà, affascinata tanto dalla antica cascina che la domina quanto dai vitati campi circostanti, fra i quali spicca un vigneto di Merlot: un unicum in questo territorio tradizionalmente legato alla produzione di Lugana.

Affidata a Giovanni Bo, il celebre architetto astigiano che ha progettato anche le cantine di Angelo Gaja, la ristrutturazione degli edifici (ora l’antica cascina è diventata una magnifica struttura in pietra e legno, dai prospetti assai articolati e con un suggestivo tetto in lastre di rame), Carla e sua figlia Nadia si concentrano sui vini, chiedendo anche consiglio ad Attilio Scienza. Il grande esperto di viticoltura, studiando i terreni della Sansonina (che sono sì di origine morenica ma differenti da quelli del resto della denominazione) ne individua una consonanza con quelli di Chateau Pétrus e con la sua «cosiddetta boutonnière, costituita dalle molasse del Terziario, risparmiate dalle glaciazioni e dalle successive erosioni, e molto diversa dai circostanti terreni del Pomerol, che sono invece terrazze glaciali del Quaternario». Ebbene «questi suoli, in analogia a quelli della Sansonina, sono costituiti da argille e limi fini cosiddetti ‘gonfianti’, che consentono un meccanismo molto raro di regolazione della alimentazione idrica della pianta. Questo dosaggio fine dell’acqua nel corso della maturazione è per il Merlot molto importante per il suo profilo sensoriale in quanto è responsabile dei sentori di terra, di fungo, di tartufo mescolati a quelli dei frutti rossi (more e ribes nero)».

Oggi la tenuta, che dallo scorso anno ha raggiunto la certificazione biologica, si estende su tredici ettari, con anche vigne particolarmente vecchie (alcune raggiungono i quarantacinque anni di età). La produzione è articolata su quattro etichette, due bianchi e due rossi, rispettivamente nella proporzione di 20% e 80%, per un totale di circa ventimila bottiglie complessive, imbottigliate – tranne nel caso del second vin rosso, Evaluna – in una particolare bottiglia studiata ad hoc, più bassa rispetto a una normale bordolese e con una spalla più pronunciata (simile nelle proporzioni a una piccola botte). Questa scelta, oltre che per distintività, è stata fatta per consentire ai vini, che qui (come si scriverà più avanti) sono pensati in prospettiva di lunga evoluzione, di attraversare al meglio il tempo, acquisendo negli anni maggior finezza ed eleganza.

Le due etichette bianche sono entrambe Lugana Doc. La prima, fermentata e affinata in acciaio, si propone con l’elegante immediatezza e la freschezza espressiva tipiche di una Turbiana ben lavorata e ben vinificata. Naso quindi giocato su sentori floreali e fruttati, accompagnati da una verticalità netta e scolpita sulla quale è facile avvertire qualche lieve tocco di erba aromatica. La bocca è viva, piena nella sua bella sapidità a cui fa seguito una morbidezza ben divisa fra sensazioni caloriche e pseudocaloriche. E una bella pulizia in fine di sorso.

Ma… come creare un ‘grande’ vino con un vitigno all’apparenza ‘facile’ e ‘semplice’ come il Trebbiano di Lugana? Scartando la strada del legno, già percorsa da altri, perché non provare con un cru particolarmente vocato e con una fermentazione spontanea che lasci le più integre possibili le caratteristiche di frutto e di terroir? Ebbene, così è con il sorprendente Lugana Vigna del Moraro Verde, etichetta nata nel 2014 e proveniente da filari quasi cinquantenari, ottenuta dalla fermentazione dei lieviti indigeni presenti sulle uve e con un affinamento più lungo (nove mesi in acciaio e altri nove in vetro). Stupefacente perché per davvero la Turbiana qui assume uno spessore del tutto differente rispetto a una ‘normale’ Lugana. Che sia così lo si è potuto apprezzare degustando contemporaneamente tre annate: 2021, 2019 e 2015. Mentre la prima appare ancora in fieri, in una espressione esuberante e ancora non del tutto composta, fra una frutta assai croccante, spunti erbacei e floreali, e una potente mineralità, il 2019 si mostra di olimpica grandezza. Naso imponente nel quale si avvertono una complessità di aromi che vanno da note di mela cotogna e susina a spunti di ginestra e macchia mediterranea sino a sensazioni di idrocarburo. Il sorso è, in attacco di bocca, pieno e di soddisfazione: fresco e minerale, caldo e morbido. Ma è poi una magnifica nettezza a segnare il centro e il fine di bocca, lasciando una scia, a metà fra minerale e glicerina, di grande piacevolezza e persistenza. Altrettanto sorprendente è il 2015 (annata segnalata di grande qualità): il naso appare vivido, ma ancor più pieno e complesso. Una sorta di dolce balsamicità mielata lega fra loro i vari riconoscimenti che si spostano su frutta esotica, cotogna in confettura, fiori gialli, fieno maggengo. Anche in bocca il vino appare un poco più morbido rispetto al 2019 ma ugualmente teso in una espressività complessa e compita. Bella la freschezza, e monumentale la mineralità che appara quasi cesellata nei molteplici ritorni che accompagnano una beva ampia e di estremo equilibrio.

Evaluna Garda Cabernet Doc 2019 è un blend di Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc, fermentato in vasche di acciaio da 68 ettolitri e quindi affinato in barrique francese di diversi passaggi (ma comunque con una buona percentuale di legno nuovo). Nel bicchiere ci si trova di fronte a un vino decisamente ‘goloso’ e invitante. Gli aromi sfuggono il noto varietale di peperone verde, e si concentrano invece su piccoli frutti rossi e neri ben maturi, su una viola assai profumata e una vasta espressione speziata dolce e soave. La mineralità e la freschezza, che al naso non appaiono in evidenza, trovano piena espressione in bocca: il tannino è vellutato, il sorso è fine e teso, ampio e complesso, e disegna un bel rapporto fra parti morbide e parti dure. Nel finale, che è assai lungo, intenso e pulito, si ritrova di nuovo quella piacevole sensazione di spezia dolce che ha accompagnato la prima olfazione.

L’etichetta di punta, Sansonina Rosso (Garda Merlot Doc), è un Merlot in purezza, ed esprime al meglio tutta la potenzialità dei terreni della tenuta. Anch’esso vinificato in acciaio e affinato in legno di secondo passaggio per trenta mesi, ha tutta la stoffa di un ‘grande’ vino, potenzialmente capace di gareggiare con le espressioni più note e blasonate di Merlot italico. Ed è proprio per questo che, giocando sul tavolo dell’eccellenza, Sansonina Rosso si propone con un’identità tutta propria, improntata a una finezza femminea di gran fascino. Il 2020 (da poco uscito sul mercato) si mostra di estrema compostezza. Il naso è un concentrato di piccoli frutti neri, croccanti e profumati (il ribes si avverte bene), accompagnati da tocchi di viola e di iris, da una leggera sensazione balsamica, da una soffusa mineralità e da una speziatura molteplice e intrigante (pepe nero su tutto). Il sorso è elegante e succoso, fine e fresco, segnato da tannini ben integrati, da una bella morbidezza e da una persistenza minerale che accompagna il vino con voluttà e ampiezza. La struttura, benché appaia importante, è comunque improntata a leggerezza ed eleganza più che a potenza: la beva è agile e scattante e la sensazione di pulizia così estrema che invoglia subito al bicchiere successivo. Il 2019, dato anche l’anno in più di affinamento in vetro, appare ancora più composto. Le percezioni sono le medesime del 2020 ma con un senso di prospettiva maggiore. Tutto appare proporzionalmente ampliato: i profumi guadagnano in profondità (con la speziatura che si amplia a tenui note di ginepro e di chiodo di garofano). Mentre la bocca tende a una tridimensionalità maggiore, nella quale la mineralità e i polialcoli paiono tessere una arabescata trama fatta di durezze e morbidezze. Ancora una volta il sorso è lungo e imponente, di enorme soddisfazione, equilibrio e pulizia. Un vino, in ultima analisi, che adesso è già ‘grande’ ma che, ogni anno che passerà, diventerà ancora più eccelso.

  • La Sansonina
  • Via Strada Massoni, 7
  • Loc. Sansonina – Peschiera del Garda (Vr)
  • Tel. 045.7551905
  • www.sansonina.it
  • info@sansonina.it