– di Gianluca Montinaro

Piazza Duomo, il ristorante di Enrico Crippa e della famiglia Ceretto, continua, dal primo piano dell’edificio affacciato sul rosone e sulle guglie della cattedrale di San Lorenzo, nella capitale delle Langhe, ad ammaliare i suoi ospiti. E lo fa in un modo tutto proprio: senza enfasi, senza retorica, anzi mostrando un understatement che non è castiglionesca «sprezzatura» ma olimpica sicurezza. Sarà forse che la cucina di Crippa è ormai andata ben oltre la banale definizione di ‘vegetariana’, acquisendo uno spessore che la rende ‘totale’. Ma sarà pure perché, negli anni, lo spunto estroso si è naturalmente inserito in un quadro più ampio di riferimenti colti, di tecnica approfondita, di conoscenze sedimentate che lo ha portato non tanto a ‘dilatarsi’ quanto a ‘comprendere’ come la vera creatività sia in realtà celata nella profondità dell’essenziale e nella ricchezza del gusto.

D’altronde il cursus honorum di Crippa parla da solo: le sue esperienze, e persino i suoi maestri (ci si riferisce qui a Gualtiero Marchesi), tornano e ritornano nei suoi piatti, non come «mera e costante riepilogazione» (della serie ‘ecco chi sono, ecco cosa sono in grado di fare’), ma come tesa interpretazione. Il celebre «Dripping di pesce» marchesiano – per esempio – pare far capolino nelle multicolori salse (che ricordano Gaudí) che accompagnano il «Gambero». Così come non si può non pensare alla netta ‘dualità’ di «Rosso e nero» e della «Seppia al nero (Marchesi si ispirò a Lucio Fontana) vedendo invece l’amalgama (patate, acciughe, nero di seppia) sulla quale è poggiata la seppia di Crippa, in un piatto che richiama un’opera di Anselm Kiefer che troneggia sullo scalone che porta al ristorante.

L’Oriente nipponico – mondo che lo chef conosce bene per averci lavorato tre anni – gioca poi un ruolo fondamentale nello stile di Crippa: sia per tutto ciò che si può definire latamente kayseki (la ‘frammentazione’ delle singole portate; l’uso del vegetale; l’insistita presenza di brodi; la ricerca cromatica…). Sia per la ponderazione nell’impiego delle spezie (presenti ma non ridondanti), a favore invece delle sensazioni di freschezza e croccantezza delle verdure e della fragranza delle aromatiche.

Ma c’è un altro aspetto da considerare. La sequenza dei piatti del percorso di degustazione è un crescendo vario e multiforme: in apertura sono appunto le portate vegetali a conquistare la ribalta, in pietanze declinate spesso in due o tre momenti e accompagnate da un brodo. Da queste poi, con un deciso cambio di passo, si arriva ai piatti più ‘strutturati’, e più comfort, che, giocando il ruolo di main dishes, disegnano una cucina meno ‘austera’ a favore di una generale sensazione di rotonda golosità più marcata. Ed è in questa seconda parte del pasto che spiccano altri due aspetti della cucina di Crippa. Il primo è l’italianità, chiaramente percepibile – per esempio – nel risotto alla zucca con fegatini di faraona e il loro fondo piuttosto che nei cappelletti con mascarpone e nduja in brodo di carne. Il secondo è l’assoluta padronanza dell’alta scuola: l’animella con «salsa Marrakech» alle spezie, la sua riduzione, cavolo pak-choi e salsa verde e le nocette di capriolo con salsa al pepe, foie gras, cavolo, rucola e senape, si stagliano su un grande orizzonte francesizzante.

Quasi pleonastico è aggiungere che i piatti – tanto o poco che sia – mutano praticamente tutti i giorni: perché la verdura che giunge oggi in cucina dall’orto e dalla serra non sarà quella che arriverà domani. Poco senso quindi ha parlare di ‘stagionalità’ a Piazza Duomo, visto che – più correttamente – si dovrebbe scrivere di ‘quotidianità’, in un’idea generale di immediatezza espressiva che si riflette, e si ingigantisce, nella teoria delle portate.

La cantina è ricchissima di etichette italiane e francesi dei produttori più blasonati (alcuni dei quali importati in Italia dalla Ceretto Distribuzione): la gestione è affidata a Jacopo Dosio. Mentre accoglienza e servizio sono responsabilità di Davide Franco che con professionalità e il giusto garbo riesce a mettere a proprio agio ogni ospite. I due menu (non c’è scelta alla carta) costano 290 («Il Viaggio», in otto portate) e 350 euro («Seasonal Things», in undici portate), ai quali si possono aggiungere tre percorsi di abbinamento vini al prezzo di 390 (Borgogna), 410 (Champagne) e 580 euro (Barolo e Barbaresco). Disponibili alcune lussuose suite per prolungare la sosta.

  • Piazza Duomo
  • Piazza Risorgimento, 4
  • Alba (Cn)
  • Tel. 0173.366167
  • www.piazzaduomoalba.it
  • info@piazzaduomoalba.it
  • Turno di chiusura: lunedì; martedì; domenica
  • Ferie: variabili
«Foie gras»: Gingerino Recoaro (spuma di bitter, crema di foie gras, mais croccante); cialda di arachidi; finta oliva di tartare di vitello; finta oliva di tartare di scampi
«Caviale»: cuore di lattuga con «uovo e uovo» (caviale e tuorlo d’uovo); krapfen al nero di seppia, panna acida e caviale; consommé di merluzzo
«Takoyaki»: takoyaki (polpetta fritta tradizionale di Osaka) con gambero rosso di Sanremo, furikake e salsa teriyaki; crème caramel salato con riduzione di miso; brodo dashi
«Ficoide»: ficoide glaciale con limone fermentato; carpaccio di orata; cialda con salsa di avocado; brodo di ficoide
«Gamberi» (omaggio ad Antoni Gaudí): gamberi su salsa di tuorlo marinato, salsa Choron al pomodoro, riduzione di gamberi, di riccio e di arancia, salsa di prezzemolo; cialda di furikake; brodo di gamberi
«Cappesante»: cappasante con salsa di topinambur, tartufo nero, fiori dell’orto e foglia di cavoletto; cialda alle spezie; brodo di topinambur
«Seppia» (omaggio ad Anselm Kiefer): sfoglia di seppia con salsa di patate, acciughe e nero di seppia; polenta bianca e nero di seppia in stile tipo veneto
«Animella»: animella con «salsa Marrakech» alle spezie, la sua riduzione, cavolo pak-choi e salsa verde
Barolo Cannubi San Lorenzo Riserva 2010 Cantina Ceretto
«Zucca»: Risotto (Riserva Greppi) alla zucca con fegatini di faraona e il loro fondo
«Nduja»: cappelletti con mascarpone e nduja in brodo di vitello
«Capriolo»: nocette di capriolo con salsa al pepe, foie gras, cavolo, rucola e senape
«Agnello»: costoletta di agnello con il suo jus, camomilla, erbette
«Macedonia»: insalata di verdura e frutta invernali con crema di arancia, gelato di castagna e mela cotogna
«Arancia»: arancia, mandorla…
…savoiardo, ricotta con arancia candita, consommé di arancia bruciata
Piccola pasticceria