– di Gianluca Montinaro
La Storia è di casa a Capezzana, sulle prime colline di Carmignano (Po). Una storia che ha più di dieci secoli visto che la prima menzione di questo luogo risale all’anno 804 quando il toponimo ‘Capezzana’ appare su una pergamena (ora conservata presso l’Archivio di Stato di Firenze) nel quale si parla del vino e dell’olio qui prodotti. Che questa proprietà fosse ambita lo testimonia anche il fatto che, secoli dopo, i Medici qui hanno eretto la meravigliosa dimora che è perno centrale di tutto quell’insieme di edifici che formano l’attuale tenuta. D’altronde sapeva i Signori fiorentini che queste terre fanno prosperare la pianta dell’olivo e la vite, regalando grandi oli e, soprattutto, eccelsi vini. Tanto che il penultimo granduca mediceo – Cosimo III – nel 1716 determinò, con un Bando, ante litteram, le prime quattro Docg toscane: Chianti, Pomino, Val d’Arno di Sopra e Carmignano. Sia quest’ultimo «fissato dal muro del Barco Reale presso il fiume Furba, strada di Ceoli, che da detto fiume conduce a Bonistallo, indi alla villa del sig. marchese Bartolommei, fino al muro del detto Barco Reale al cancello d’Arzana». E guai a spacciare per tali «quei vini che non saranno prodotti e fatti nelle regioni come sopra confinate»: in pene severe sarebbero occorsi i ‘falsari’!
Passano due secoli. Quando, nel 1926, il conte Alessandro Contini Bonacossi (1878-1955) acquista la tenuta di Capezzana (e l’adiacente fattoria di Trefiano) è già un noto mercante e collezionista d’arte: la sua straordinaria raccolta (che in parte verrà poi donata agli Uffizi e in parte venduta alla Fondazione Kress), composta da oltre mille pezzi, annovera capolavori assoluti, fra cui tele di Giovanni Bellini, Andrea del Sarto, Paolo Veronese, Diego Velasquez, Francisco Goya, El Greco, oltre a una splendida scultura di Gian Lorenzo Bernini. Eppure di Capezzana il nobiluomo si innamora non solo per la sua splendida posizione ma anche per l’idea di produrre un proprio vino, magari da regalare ai conoscenti, come aveva visto fare nei suoi numerosi viaggi in Francia, quando aveva visitato Bordeaux con le sue residenze, ricche di tesori enologici custoditi nei sotterranei.
È poi il nipote del conte Alessandro, il conte Ugo (1921-2012), a dare il massimo impulso a Capezzana. Innanzi tutto fondando, nel 1972, la Congregazione, ossia un consorzio che riuniva i pochi produttori di Carmignano rimasti (che, dimenticato l’editto mediceo, era ormai confuso con il Chianti). E quindi riuscendo a ottenere, nel 1975 l’istituzione della Doc Carmignano, divenuta poi Docg nel 1990. Finalmente il Carmignano tornava alla ribalta della scena, ribandendo la sua assoluta unicità e personalità. Questo vino – che può essere prodotto solo nei comuni di Carmignano e Poggio a Caiano, su terreni di tipo calcareo marnosi (alberese) e scisti argillosi, ha infatti la peculiarità di essere un blend di Sangiovese e Cabernet Sauvignon (più raramente Franc), in genere nella percentuale 80% e 20%.
Attualmente Capezzana, che è certificata biologica dal 2015, è condotta dai figli e dai nipoti del conte Ugo: Beatrice, Benedetta e Filippo; e da Serena, Ettore e Gaddo. Si estende su circa centoquaranta ettari, dei quali la metà coltivati a oliveto (nelle varietà Frantoio, Moraiolo, Leccino e Pendolino). E produce trecentocinquantamila bottiglie, delle quali la metà sono Barco Reale di Carmignano (La Doc di ricaduta della Docg).
Le ultime annate
La degustazione, che è stata guidata da Serena Contini Bonacossi e che si è tenuta nella bella Osteria della tenuta, ha preso il via con il Trebbiano Toscana Bianco Igt 2022, un’etichetta nata nel 2000 che vuole esprimere, in un bianco, tutta la forza minerale del territorio di Carmignano. È un vino che fa sei mesi di tonneau con bâtonnage periodici, vinificato (come tutti i vini di Capezzana) con lieviti indigeni e fermentazioni spontanee. Il naso è imponente, forse appena più giocato sulla persistenza che sulla finezza, e si esprime in una pienezza di frutto sostenuta da sentori erbacei e floreali e da una vigorosa verticalità. Verticalità che si ritrova poi tutta in bocca ove il vino, più che largo, appare lungo e tagliente, di bella freschezza, con sensazioni mediamente caloriche e mediamente morbide. La progressione, in centro e in fine di bocca, è improntata a una enfatizzazione della sapidità che sorregge tutto il sorso con pulizia, coerenza e bella lunghezza gusto-olfattiva.
Villa di Capezzana Carmignano Docg è forse l’etichetta più rappresentativa della maison. Il 2020 (che ha fatto botte grande e tonneau in differenti percentuali) è un vino di enorme fascino ed eleganza. Il naso è finissimo, ampio e persistente, con molteplici aromi legati al mondo dei fiori (viola mammola, rosa, qualche tocco di iris…) e dei piccoli frutti rossi e neri. E quindi leggeri accenni di spezia, di balsamicità e di mineralità (quasi una sensazione di carboncino). In bocca il sorso è pieno e di enorme soddisfazione: bella freschezza, tannino vivo e integrato al contempo, bella mineralità. E poi ecco una morbidezza (non eccessiva) che distende il vino e ne fa percepire la tessitura ritmica ed elegante, dinamica e soave, in un quadro generale di estrema lunghezza, ampiezza e pulizia.
Più possente è invece Trefiano Riserva 2019 (a breve è prevista l’uscita dell’annata 2020), un Carmignano che nasce dai tre vigne (con terreni assai differenti fra loro: scisto, argilla e galestro, con ottima esposizione e ventilazione) situate all’interno della fattoria di Trefiano, vinificato solo nelle annate migliori. Si tratta di un vino ‘maschile’ le cui caratteristiche paiono più sottolineate che addomesticate dal lungo affinamento (ventiquattro mesi) in tonneau (metà nuovi e metà di primo passaggio, di media tostatura). L’annata 2019 si propone con un rubino impenetrabile, e quasi misterioso. I molti richiami olfattivi si scoprono poco alla volta con la nota verticale che spicca sul resto. Attorno ruotano il mondo dei fiori e della frutta rossa, su sfondi balsamici e di sottobosco. La spezia si avverte discreta, con un filo di chiodo di garofano e di tabacco. In bocca Trefiano mostra finezza ed eleganza: l’alcol e i polialcoli si accompagnano a una mineralità spiazzante e a un tannino fittissimo e integrato. Equilibrato, molto intenso e persistente, Trefiano è una etichetta che, per il suo spessore, chiama la tavola, in particolar modo le ricette più celebri della cucina toscana.
Ghiaie della Furba 2020 (blend di Cabernet Sauvignon, Syrah e Merlot) è uno fra i più riusciti tagli bordolesi toscani. Nato nel 1979, è un vino capace di raccontare il territorio di Carmignano in ‘modo francese’. Di un bel rubino carico, Ghiaie della Furba ha un prospetto olfattivo espressivo e potente: intenso, complesso e fine si muove da sensazioni floreali (viola e rosa) e fruttate (ciliegia e mora), a tocchi erbacei (macchia) e minerali (grafite), passando per una bellissima speziatura che spazia dai chiodi di garofano al pepe nero (l’affinamento, di circa diciotto mesi, avviene in barrique). Morbido e caldo, il vino ha un tannino perfettamente integrato e una mineralità improntata a finezza ed eleganza. Di notevole equilibrio, intensità e persistenza gusto-olfattiva, il vino termina con suadenza, fra molteplici affascinanti avvolgenze.
La degustazione è terminata con il prezioso e rarissimo (ne vengono fatte appena cinquemila bottiglie da 0,375 l.) Vin Santo di Carmignano Riserva 2016 Doc. Questo nettare, che viene prodotto personalmente da Benedetta Contini Bonacossi (che ha appreso i segreti del Vin Santo dall’antico fattore di Capezzana, Flaminio Guidi), nasce da uve Trebbiano e San Colombano che vengono lasciate sulle stuoie, in vinsantaia, ad appassire per quattro mesi. Sono poi pressate e passate in caratelli di castagno, ciliegio e rovere (i legni provengono da alberi cresciuti all’interno della tenuta) per almeno sette anni. E quindi il vino affina ulteriormente in bottiglia.
È un’ambrosia dolce e profumata, di enorme concentrazione, con un aroma fenomenale di albicocca, di confettura di agrume dolce, di susina gialla, di mela cotogna e di pera cotogna. Con un tocco di canditura al miele, di fiore di castagno e di mandorla a legare il tutto. La mineralità, non tanto presente al naso, è molto più percepibile in bocca ove crea, insieme all’acidità, una forte tessitura che sostiene tutto il sorso. Sul fronte delle morbidezze, invece, il Vin Santo di Carmignano appare dolce, ma non stucchevole. Abbastanza caldo, e morbido senza essere pastoso. La concentrazione gusto-olfattiva è massima. E la persistenza in fondo di bocca è lunga e tesa. E di una pulizia così cristallina che subito invoglia al sorso successivo.
- Capezzana
- Via Capezzana, 100
- Carmignano (Po)
- Tel. 055.8706005
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